La mia terra

mista, tela, 2024

“La mia terra” è un’opera che invita a una lettura viscerale, tattile, dove il colore si fa corpo e la materia diventa paesaggio interiore. L'artista impiega una tecnica mista che unisce la pittura alla modellazione plastica della superficie, creando un rilievo pittorico che restituisce un senso di geografia emozionale.

La scelta cromatica verte su una gamma fredda — blu, verde e viola — che richiama suggestioni acquatiche, terrestri e celesti insieme. Non c’è una narrazione figurativa esplicita, ma piuttosto una composizione astratta che evoca un paesaggio mentale, una mappa simbolica. Il titolo, La mia terra, sembra voler dichiarare un’appartenenza intima, forse spirituale più che geografica. Qui la “terra” non è un luogo da riconoscere con la vista, ma da sentire con la pelle, con il ricordo e con la memoria affettiva.

La materia, stesa a strati spessi e modellata in pieghe e increspature, suggerisce la stratificazione del tempo, delle esperienze, dei traumi e delle rinascite. I passaggi tonali tra blu e verde, in dialogo con le zone più scure e profonde, creano un dinamismo interno che rende l’opera viva, pulsante, quasi in movimento. L’uso della texture non è decorativo, ma espressivo: ogni increspatura sembra voler raccontare una frattura, una transizione, un passaggio.

Il lavoro si presta a essere letto anche in chiave ecologica: le superfici sembrano croste terrestri, territori in trasformazione, lembi di un pianeta ferito o in rigenerazione. Tuttavia, l’assenza di elementi riconoscibili e la forza della materia fanno dell’opera una riflessione più ampia sulla relazione tra identità e ambiente, tra interno e esterno, tra corpo e terra.

In definitiva, La mia terra è un'opera che non vuole essere semplicemente "vista", ma "abitata" — un invito a entrare in contatto con la propria geografia emotiva. È arte che parla sottovoce, ma con una forza profonda, come solo le radici sanno fare.

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